Cefaludesi Illustri

GABRIELE ORTOLANI DI BORDONARO

Principe di Torremuzza, Cavaliere d'onore e devozione
Balì professo del Sovrano Militare Ordine di Malta • 1907 - 1992

di Emanuele Di Fiore

Gabriele Ortolani di Bordonaro

Gabriele Ortolani di Bordonaro Principe di Torremuzza è morto nel Novembre del 1992 all’età di 85 anni, dopo una lunga e insidiosa malattia.

La famiglia Ortolani ebbe origine da Guido Ortolano, nobile pisano. Vicario generale dell’Imperatore Federico II di Svevia, il quale, come da privilegio spedito in Barletta addì 24 maggio 1235, lo chiama “Amicus noster anticus…”. Da Guido venne Gualdo, da Gualdo Manfredi signore dell’isola di Gozzo (odierna Malta), come da privilegio dato in Napoli nel Febbraio 1255.

Si ebbero posteriormente nella famiglia le investiture dei feudi di Delia, Libione, Dammisa. Pasquale ed infine di Bordonaro Soprano, la cui infeudazione data 1570. Io lo conoscevo bene, da sempre: mi aveva cresimato quando avevo appena 8 anni. Ricordo sua madre, Baronessa Giovanna de Michele dei Baroni dei Grano, donna straordinariamente buona, intelligente, colta.

Appassionata studiosa di letteratura francese dell’Ottocento, parlava correttamente tre lingue ed era in corrispondenza con Grazia Deledda che la incoraggiò a pubblicare alcune novelle. Adorava, ricambiata, il figlio che la assistette con grande amore durante la lunga malattia, un ictus cerebrale che la immobilizzo per molti anni.

In quel triste periodo madre e figlio si rifugiavano spesso a Cefalù, nel loro castello di Settefrati. assistiti amorevolmente dalla famiglia Cavallaro, mezzadri da molte generazioni.

È lo stesso Gabriele a darci uno spaccato di vita del Castello negli anni ‘40. “… Nell’ampio cortile settecentesco, dominato dalla svelta torre medioevale, ricinto intorno ad ampi sedili di pietra e da aiuole di gerani, le donne in crocchio filavano. Erano sedute intorno, nel fangolo più cupo di ombra, presso il massiccio portone donde s’intravedeva lussureggiante la distesa di campi e la massa folta degli ulivi. Il sole ormai in discesa batteva sulla spianata ed ai suoi raggi lucevano come cristalli le grosse e carnose foglie della magnolia…

Nella quiete immensa della campagna si perdeva senza eco la voce roca dell’uomo che sulla noria, armalo di una grossa perti¬ ca, incitava feroce la povera mucca che ansante e sudata traeva su fin dal mattino l’acqua dei pozzi. “Scrive ancora il Principe”: …Un senso strano che non potrei definire mi avvicinava a quegli uomini che lavoravano sulla mia terra ed abitavano sono il mio tetto. 11 senso di una grande fratellanza che viene dalla natura e dal lavoro comune benché diverso, da una lunga dimestichezza di anni che si contano a stagioni”.

Gabriele da bambino con i genitori - foto Interguglielmi dall'opuscolo: "Omaggio alla memoria di Gabriele Ortalani, Principe di Torremozza.

Don Alessandro, padre di Gabriele, era un uomo riservato, solitario, con pochi amici. A Cefalù credo che frequentasse soltanto casa Catalfamo. Si occupava con passione dell’amministrazione dei suoi numerosi possedimenti (Cefalù, Gangi, Gibilmanna, Buonfornello, Termini, Forza d’Agrò). Viveva molti mesi dell’anno in campagna, nel suo castello, conduccndo una vita semplice e solitaria.

Amava troppo la sua terra; la sua elegante villa Liberty di Palermo, arredata con antichi mobili e bellissimi quadri, lo annoiava. Gabriele nacque a Palermo, dove la sua famiglia si era trasferita verso la fine dell’Ottocento, abbandonando il vecchio palazzo cefaludese di via Mandralisca. La madre, molto religiosa, ebbe una importanza rilevante nell’educazione del figlio, guidandolo nelle prime scelte culturali. Fino all’età di 10 anni studiò in casa con un precettore, poi presso un antico e prestigioso istituto privato. Sicuramente non ebbe un infanzia molto felice.

In un racconto, che ritengo autobiografico, Gabriele così descrive il protagonista: “viveva una sua vita particolare e curiosa. Scontroso, serio dedito a studi profondi, sempre proteso verso sogni e chimere, era uno di quei tipi che in una società elegante si definiscono “pesanti”. Ma la sua pesantezza era più apparente che sostanziale. Era la vita piuttosto che gli era stata dura. Sin dall’infanzia quando tutti gli altri ridono e cantano e saltano e giuncano, lui fu obbligato a riflettere e pensare…” Non volle frequentare l’università, rifiutava la cultura accademica. Voleva scegliere lui le fonti ed i testi del suo sapere.

I suoi interessi culturali erano rivolti soprattutto verso la storia, la filosofia, la letteratura, l’arte. Uomo colto e raffinato, appassionato bibliofilo amava la pittura e gli oggetti antichi. La sua collezione di quadri, prima che venisse depauperata da un furto subito negli anni ’60, fu visitata da molti studiosi di storia dell’arte.

Gabriele Ortolani di Bordonaro da bambino

Piacevolissimo conversatore dalla battuta pronta e mordace ma anche uomo molto religioso, dedito alla beneficenza.

Per molti anni frequentò attivamente la biblioteca filosofica palermitana, fondata dal dott. Giuseppe Amato Pojero.

L’eccentrico dottore, scrive Sistina Fatta della Fratta, emanava un fascino carismatico. Alla sua corte arrivavano nomi quali: Giovanni Gentile. Francesco Orestano, Giuseppe Maggiore, Colombo e Amodeo, mons. Trippodo e Panzeca, La Rosa e Giardina. Quell’oscuro cenacolo di spiritualità e di alta cultura aveva una dimensione europea.

In quella sede Gabriele sviluppò e consolidò i suoi interessi storico-filosofici venendo a contatto con la cultura mitteleuropea. Profondo conoscitore di De Maistre, pubblicò alcuni saggi storici, bozzetti letterari, ed ancora ricerche di araldica ed itinerari architettonici della Palermo storica; soltanto alcuni titoli:

– Poesia ed arte di Giovanni Meli

– L’Altare

– 1cortili dei grandi palazzi di Palermo

– Motivi rinascimentali dell’architettura palermitana del Cinquecento

– Gabriello Lancillotto Castelli di Torremuzza e gli studi di antiquaria siciliana del sec. XVIII

Quest’ultimo lavoro, condotto con particolare rigore scientifico, è stato ripubblicato recentemente a cura di Massimo Ganci, come testo introduttivo al famoso trattato del Castelli “Siciliae populorum et urbium…”.

La sua vita di relazione era intensa. Socio dell’esclusivo circolo Bellini di Palermo vi si recava per incontrare gli amici. Frequentava assiduamente casa Ugo delle Favare (suoi lontani parenti), e casa Ziino. Il prof. Ottavio Ziino, illustre docente di Diritto nella nostra Università, gli fu fraterno amico.

Invitava spesso a colazione Massimo Ganci, con cui amava parlare di storia. Era Cavaliere d’Onore e devozione e Bali Professo del Sovrano Militare Ordine di Malta, prestigiosa carica che lo obbligava a recarsi frequentemente a Roma dove, come è noto, ha sede l’Ordine. Fu insignito, dal Capo dello Stato Italiano della medaglia d’oro dei Benemeriti della Cultura e dell’Arte.

Due volte l’anno apriva i salotti della sua bella casa, (una fila di stanze dove aveva saputo ordinare, con gran gusto, porcellane, bronzi, avori, cri¬ stalli, alabastri) per offrire un cocktail agli amici a cui però raccomandava di non presentarsi prima delle 19 e di non attardarsi oltre le ore 21, perché dopo quell’ora diventava di pessimo umore.

Socio della Società Siciliana Di Storia Patria, partecipava attivamente alle attività culturali che vi si svolgevano.

Ed alla Storia Patria donò, negli anni ‘80. la biblioteca di famiglia, con i preziosi armadi che si trovano oggi nella sala delle conferenze.

Alla galleria Regionale di Palazzo Abatellis di Palermo donò la sua rac¬ colta di quadri del Sei e del Settecento, assieme ad alcuni mobili ed oggetti preziosi (due monetieri di scuola napoletana del ‘600 in ebano con cassetti a vetri dipinti ed un Trionfo in corallo con l’Immacolata Concezione, in bacheca di tartaruga, opera di artigiani trapanesi del ‘600).

I quadri, tutti di grande rilevanza artistica (Pietro Novelli, Luca Giordano, Jacopo del Ponte, Giandomenico Osnago. Salvator Rosa, ecc..) sono in atto oggetto di studio e di restauro da parte degli esperti della Galleria e saranno esposti in una sala del museo, a Lui dedicata.

La collezione fu fondata nei primi anni del ‘600 da Andrea II Ortolani, Gran Protonotaro di Sicilia, che ricevette in dono da Filippo re di Spagna e di Sicilia 5 preziose tavole dipinte. Successivamente, nella seconda metà dell’800. Carlo Ortolani e Salvo, erudito e mecenate accrebbe notevolmente la collezione che pervenne al Principe tramite lasciti ereditari. A tal proposito desidero leggervi alcune righe di una lettera autografa, scritta a Cefalù da Donna Marianna Castelli il 20/1/1875 ed inviata al marito Don Carlo Ortolani a Palermo:

Ho piacere che sei contento di quello che ti è toccato. Se vuoi mandate da qui casse vuote per mettere gli oggetti che ti son toccati, avvisami che subito te le manderò…

Il mio illustre Padrino sentiva profondamente il suo status di nobile ari stocratico, con una coerenza e consequenzialità comportamentale da sembrare spesso un personaggio fuori dal suo tempo. Una grande signorilità era sempre nei suoi gesti e nel tono della sua voce.

La sua fede era incrollabile. Devoto di San Giuseppe ne promuoveva il culto dedicandoGli piccole edicole religiose fatte costruire in tutti i suoi pos¬ sedimenti.

Castello di Bordonaro - http://www.qualecefalu.it/node/20984

Nel giugno del ‘92 vedevo Gabriele spegnersi lentamente. Intuivo che le sue condizioni di salute erano disperate. Decisi di convocare altri medici per un ulteriore consulto. Il responso fu inesorabile: al principe restavano pochi mesi di vita.

Ero triste, pensavo a cos’altro avrei potuto fare. In quel momento Lui intuì il mio stato d’animo e con grande sforzo mi chiamò al suo capezzale per dirmi: “ti prego non lottare più contro la mia mone, affidiamoci al Signore”. Lo abbracciai con grande commozione.

Ai Cittadini di Cefalù ha voluto donare forse ciò che amava di più. Il suo castello di Settefrati, con i suoi giardini, i suoi pozzi medievali ed il grande uliveto. Dico questo con profonda convinzione. Per finire desidero leggervi alcune strofe di una sua poesia inedita, dedicata a ciò che oggi vi appartiene:

RITORNO

…Io tomo ogni anno a questa mia campagna
ai colli noli e al mare.
È qui pace, silenzio e freschi venti
e grandi cieli azzurrie infiniti sussurri
che m’empiono d’oblio
quando risplende il giorno;
ma nella notte, quando l’oriente
rosseggia per la luna che si leva
su dal mare silente
ombre di sogni, folgorar di fiamme
sembrano i miei ricordi
che risorgono e vanno
lasciando un solco di malinconia.
….

…Ma qui le cose sono secolari
e sono antichi gli usi
e come un gran quercetogli uomini stanno immobili e non sanno
che cosa sia mutare.
E la terra li vede scomparire
impassibile e bella.
Pure confessi anch’io morirò. Dove ignoro:
ma certo nei mici campi dureranno
i gridi delle rane
e gli assioli, di notte, piangeranno.

Emanuele Di Fiore, 22/7/95

 Emanuele Di Fiore: “Profilo biografico di Gabriele Ortolani di Bordonaro – Tratto per intero dall’opuscolo: “Omaggio alla memoria di Gabriele Ortalani, Principe di Torremozza –  A cura del Comune di Cefalù

 

 

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