PALAZZO MARIA
Storia cefaludese di un palazzo è il sottotitolo di un saggio del concittadino il Barone Giuseppe La Calce De Franchis dal titolo Spiriti, gatti e gattopardi che, oggi, fa parte di un’antologia di scritti dello stesso autore, Sotto la Rocca, Immagini, vicende e personaggi della Cefalù di ieri e l’altroieri.
Il palazzo della storia cefalutana è quello noto come Palazzo Maria di Piazza Duomo, lato destro per chi guarda la Basilica-Cattedrale, che segue Palazzo Pirajno, dirimpettaio a Palazzo Atenasio de Spuches che precede la scalinata che porta alla Chiesa del Santissimo e al Palazzo Legambi.
Il Palazzo Maria, nonostante la sua mancanza di notorietà rispetto ad altri edifici, ha sempre attirato l’attenzione di artisti e disegnatori, soprattutto nel XVIII secolo. La sua costruzione, chiaramente risalente al Duecento, si estende su tre piani e occupa uno spazio che va dalla via Francesco Bevelacqua al vicolo del Santissimo e alla restante via Madonna degli Angeli.
Una delle caratteristiche distintive del Palazzo è un imponente portone che conduce a un atrio, da cui un tempo si accedeva a un cortile. In questo cortile, all’ombra di un maestoso albero di magnolia ancora presente, si trovavano la stalla, la legnaia, l’alloggio del portiere e il deposito delle carrozze. Una scalinata di quattro gradini in porfido rosso, sovrastata da una pensilina di ferro e lamiere, completava l’aspetto esterno del Palazzo.
Nonostante la sua importanza storica e architettonica, il Palazzo Maria è stato oscurato dalla potenza dominante della Basilica-Cattedrale di Cefalù. Inoltre, nel corso dei secoli, ha perso la sua caratterizzazione medievale e rinascimentale, il che potrebbe spiegare la mancanza di fotografie dell’edificio.
È possibile supporre che la fama della famiglia Maria abbia potuto eclissare gli abitanti del palazzo che li hanno preceduti nei quattro secoli precedenti. La famiglia Maria d’Alburquia godeva di un prestigio sia a Cefalù che a Palermo, sia per il loro censo che per le cariche pubbliche ricoperte dai suoi membri. Inoltre, erano noti per i loro matrimoni molto importanti con i Licata di Baucina, gli Ortolani di Bordonaro, i Muzio di Grottarossa, i Gagliardo di Carpinella e i Termine-Lucchesi Palli.
I Maria hanno vissuto nel Palazzo di Piazza Duomo a Cefalù per tre secoli, e l’ultima discendente della famiglia Maria era la nobile Marietta Martino e Benso, vedova di Giuseppe Maria e Gagliardo, che è morta nel 1934 all’età di 98 anni. Ha vissuto nel palazzo insieme ai nipoti della famiglia La Calce.
La novità riguardante il Palazzo Maria e la sua funzione privata o pubblica è attribuita a Giuseppe La Calce de Franchis, come già citato. Secondo La Calce, una parte dell’atrio, che si trova sull’androne, era stata adibita a carcere. Questo ambiente angusto e tetro, situato sopra la porta, era caratterizzato da una scritta che recitava “Pazientia et tempo vince” e riportava la data del 1645.
Questa scritta ha un significato e un contenuto simili a quelli trovati nel Palazzo Chiaramonte a Palermo, che era stato utilizzato come carcere dalla Santa Inquisizione dal 1605 al 1782. La Calce ha scoperto, tra i documenti del suo archivio personale, una scritta del 1645 che confermava non solo la proprietà del Palazzo da parte della Famiglia De Maria, ma anche l’esercizio dei diritti feudali.
Questo ha portato La Calce a commentare che il barone Don Carlo Maria e Muzio, padre dell’ultimo barone Don Giuseppe, continuava ad investire di cariche i vassalli del suo feudo di Alburquia nel territorio di Gangi fino al 1848, nonostante i diritti feudali fossero stati soppressi con la Costituzione del 1812. Questo era fatto per garantire l’amministrazione della giustizia e la felicità pubblica.
Per conferire ufficialità ai suoi documenti, egli utilizzava la patente… e aggiunge La Calce: … quindi possiamo considerare che, in questo caso, si sia trattato di una prigione privata, collegata a atti di giustizia, esercitati nel XVII e XVIII secolo da Casa Maria. Il Barone don Carlo era Cavaliere di Giustizia del Sacro Reale Ordine Costantiniano di San Giorgio…
È motivo di dispiacere, e condivido questo sentimento con La Calce, che qualche decennio fa sia stata murata un’altra scritta che stavolta si trovava sulla facciata del Palazzo, scolpita su pietra di rocca: Vivit post funerea virtus, forse la scritta risale al Duecento.
Desidero sottolineare ancora qualcosa riguardo al Palazzo Maria, non sono mancati studiosi che avrebbero voluto identificare in questo complesso la tanto celebrata Domus Regia del periodo ruggeriano, una casa che effettivamente è esistita, ma la documentazione esclude che possa essere Palazzo Maria o come altri hanno ipotizzato, l’Osterio Magno.
Nel corso dei secoli, l’edificio ha subito numerosi interventi che hanno modificato la sua architettura originale. Tuttavia, sono rimaste intatte due bifore al primo piano, il portale ogivale, una finestra gotico-catalana che si affaccia sul vicolo del Santissimo e una bottega tardo-rinascimentale al pianterreno. Inoltre, nei primi anni del 1800, è stato aggiunto un piano superiore.
Attualmente l’antico Palazzo Maria, dopo gli ultimi restauri, è stato suddiviso in parte in piccoli appartamenti adibiti a casa vacanze.
Domenico Brocato – Foto Storiche Cefalù
Fonti:
“Cefalù vissuta con i pensieri dell’anima e il cuore assoluto” di Domenico Portera
“Sotto la rocca” di Giuseppe La Calce De Franchis