I MOTI RIVOLUZIONARI E SALVATORE SPINUZZA
MARTIRE DEL RISORGIMENTO
TOTÒ MATASSA
Introduzione
La prima edizione / moti rivoluzionari e Salvatore Spinuzza martire del risorgimento mostra alcune lacune dovute alla necessità dell’uscita della pubblicazione in occasione della ricorrenza della fucilazione del nobile eroe del nostro risorgimento.
La seconda edizione inquadra gli avvenimenti e gli uomini in un ambito più ampio nel contesto storico della presa di coscienza dei siciliani che con le loro azioni portarono alla liberazione dal tiranno.
Leggendo una vecchia ricerca su Salvatore Spinuzza effettuata da Sara Maranto, mia moglie, ho avuto lo stimolo ad approfondire, nei luoghi teatro degli avvenimenti, fra vecchie carte d’archivio e biblioteche ricche di materiale storico, i fatti che hanno determinato la rivolta e il conseguente fallimento dell’insurrezione eseguita nel 1856 da Salvatore Spinuzza a Cefalù e da Francesco Bentivegna a Mezzojuso.
La ricerca eseguita accuratamente nella formazione in Sicilia di una coscienza nazionale e nei motivi che hanno determinato il fallimento della rivolta, resta collocata nell’ambiente circostante in cui hanno vissuto con tanto coraggio e sacrifici i protagonisti, immolati per la sete di giustizia e di liberta della propria terra natia.
Un sentito ringraziamento va alla disponibilità di quanti, in varia misura, hanno contribuito a farmi scoprire interessanti notizie in gran parte ignorate o tenute nascoste gelosamente.
Dal riesame dei documenti già in precedenza consultati e l’acquisizione di nuovi documenti è emersa, per esempio, la nobile figura del dott. Salvatore Guarneri, compagno indefesso del gruppo dei rivoltosi di Cefalù, sino ad oggi del tutto sconosciuto.
Sono affiorate anche le nobili figure dei fratelli Carlo e Nicola Botta, Andrea Maggio, Alessandro Guarnera, inseparabili e fedeli compagni di lotta dello Spinuzza, Francesco Bonafede da Gratteri, la generosa figura del collesanese Giovanni Paiamara, giovane patriota, che partecipò con coraggio ed abnegazione alla lotta, Cesare Civello che per la sua patria ha sacrificato la gioventù e i suoi immensi averi.
Tutti i personaggi e gli avvenimenti, sono inquadrati in un contesto più ampio, facendo emergere che i moti condotti da Salvatore Spinuzza e da Francesco Bentivegna non sono da considerarsi fatti isolati, ma rientrano fra quelli che hanno preparato gli animi per una lotta unitaria che è stata espressa da Giuseppe Garibaldi con i suoi Mille.
Altresì, vuole approfondire in un contesto più ampio i fatti che hanno portato, tramite i Mille di Giuseppe Garibaldi, alla liberazione dell’isola, alla disfatta del Regno delle Due Sicilie e alla fine ingloriosa del regime dell’odiata dinastia Borbone.
Una novità, riguarda invece un reperto iconografico quale la fotografia di Alessandro Guarnera esposta nella sala consiliare del comune di Cefalù.
Essa, per un mero errore commesso dall’amministrazione dell’epoca, non effigia Alessandro Guarnera ma il generale garibaldino Francesco Nullo.
Riguardo il moto cefaludese del 25 novembre 1856 e Salvatore Spinuzza, che ne fu la principale vittima, abbiamo un saggio di Franco Spiridione, “Storia dello rivolta del 1856 in Sicilia”, che ha valore piuttosto celebrativo che storico; vari articoli su: L’Idea Cristiana, L’Unità Politica, Corriere delle Madonie, La Sentinella; l’elogio funebre del canonico Francesco Miceli del 16 marzo 1861, il lavoro di Giuseppe Pipitone Federico, nobile patriota, portato, nello scrivere, per indole sua, più alle esaltazioni che agli approfondimenti e l’opera del senatore Giovanni Raffaele che porta nella sua ricostruzione la passione del protagonista.
Più ricchi di documentazione sono invece i lavori di Francesco Guardione, di Alfonso Sansone e successivamente di Domenico Portera.
Queste opere pubblicate immediatamente dopo gli avvenimenti, tendono però ad esaltare le figure dei protagonisti mentre, a mio parere, andrebbero esaminate nel contesto storico dei fatti, dei luoghi e degli uomini che ne hanno preso parte.
Il materiale andrebbe sottoposto ad analisi critica alla luce della documentazione d’archivio, dei risultati ai quali la critica è prevenuta nella valutazione degli avvenimenti accaduti in Sicilia tra il 1848 ed il 1860 e delle ragioni d’indole sociale, economico, politico che tali avvenimenti condizionarono e determinarono.
Posta su tali basi, l’analisi del fallito moto del novembre 1856 e della figura di Salvatore Spinuzza, libera gli avvenimenti da quell’alone di leggendaria esaltazione e di retorica celebrazione, per elevarsi a valutazione dei motivi economici-sociali e politici che stanno alla base degli eventi.
S’impone pertanto la necessità che il moto insurrezionale del novembre 1856 a Cefalù non venga esaminato e giudicato, isolandolo dalle contemporanee esperienze ed esigenze dei vari strati della società siciliana, ma venga giudicato alla luce delle esperienze sofferte e delle speranze nutrite dal popolo siciliano negli anni che corrono dal fallito moto del 1820, ancora dominato da una chiusa visione separatista, agli avvenimenti del 1848 tuttavia influenzato dai vivi sentimenti antidinastici di taluni strati della società isolana, alla rivoluzione italiana del 1860.
Foto Storiche Cefalù
Introduzione e immagini tratte dal libro, per gentile concessione di Salvatore Marsala Gruppo Editoriale
Per maggiori informazioni su questa pubblicazione, contatta l’editore al n. 333.3519422
Spettacolo di narrazione scritto ed interpretato da Marco Manera nella stagione teatrale 2006/2007. E’ la storia del patriota siciliano Salvatore Spinuzza, protagonista di una rivolta antiborbonica avvenuta nel 1856 a Cefalù (PA). Nel 1856, in Sicilia, cinque ragazzi sfidarono i Borboni. Nel 1856, in Sicilia, i pupi sfidarono i pupari. I musicisti in scena sono Giacomo Lombardo alle chitarre e Michele Piccione alle chitarre, ai fiati e alle percussioni.